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The Forgotten Front

Di Clemente Parisi (Università di Bologna)

The Forgotten Front – La Resistenza a Bologna è un documentario di Raffaele K. Stanzani e Paolo Soglia sulla guerra partigiana nell’area bolognese, un pezzo di storia del «fronte dimenticato» della Linea Gotica, come lo definì il New York Times in un editoriale del 1944, quando gli Alleati spostarono il gli sforzi militari verso altri fronti, lasciando i partigiani e le partigiane da soli a respingere le forze occupanti.

«Non c’era nulla di romantico nella nostra vita», scriveva nel 1944 Caterina, gappista bolognese, sull’allora rivista clandestina Noi Donne. Questa testimonianza va intesa come una vera e propria dichiarazione di intenti per i due autori, che si muovono su un terreno di trattazione insidioso senza cedere alla tentazione dell’epica narrativa o della memorialistica. The Forgotten Front ricostruisce infatti gli aspetti militari, sociali e politici della Resistenza bolognese bilanciando in modo consapevole documenti, immagini inedite e testimonianze dirette, attraverso precise scelte di regia che sono anche scelte narrative e di metodo storiografico. Rinunciando ad attingere alla mole già ampiamente elaborata di memorie e di ricordi dei protagonisti, Stanzani e Soglia narrano i venti mesi di guerra di liberazione bolognese soltanto attraverso racconti in presa diretta. Le testimonianze scritte, tratte dai diari, dagli articoli o dalle lettere dei partigiani e delle partigiane, sono lette e interpretate per l’occasione da voci giovani; il repertorio fotografico e filmico, spesso improvvisato e amatoriale, è raccolto per lo più da archivi privati e “album di famiglia”, ispessito da una dimensione storica e politica attraverso le interviste a Luca Alessandrini, Luca Baldissara, Toni Rovatti e David Ellwood. Ne risulta una relazione convincente tra l’esperienza partigiana, il suo racconto e il lavoro di ricostruzione storiografica: le scelte dei registi si limitano a offrire la resa immediata, fedele e coinvolgente, di un tempo concitato e accelerato, di una quotidianità cittadina rotta non solo dai bombardamenti bellici, ma anche da urgenze individuali e collettive di liberazione e di futuro, che l’intervento degli storici non chiude in un esito morale o nella conoscenza a posteriori delle vicende.

La Resistenza narrata da Stanzani e Soglia è un evento di massa e popolare, e i vari aspetti dell’esperienza della lotta armata sono abilmente tenuti in tensione. Le urgenze e le motivazioni intime e individuali della scelta delle armi fanno i conti con i rigidi schemi organizzativi, militari e disciplinari della vita e della guerra partigiani, elementi centrali di quello che fu anche un successo sul campo di battaglia, nonché tracce della connessione con altre esperienze contemporanee di resistenza in Europa e nel mondo. Della scelta “intima” della resistenza armata e della guerrigliaviene restituito allo stesso tempo l’immediato valore pubblico, collettivo e politico, attraverso le parole stesse di chi si assume il rischio e la responsabilità delle azioni partigiane. A Bologna, d’altra parte, la guerra partigiana si pratica in un primo momento più in città che in montagna, attraverso atti di guerriglia e attentati che fin da subito sollevano la questione delle vittime civili e accidentali e della disciplina interna alle bande, e dunque il dilemma dell’assunzione volontaria e responsabile di quella violenza. Si tratta di un’esperienza e di una scelta che, attraverso le parole di chi la compie, emerge non tanto come un rifiuto dell’ingiustizia del tutto scagionato dall’imperativo morale, quanto come una politicizzazione strettamente collegata all’esperienza della guerra, del fascismo, della volontà di rompere con un passato «tanto più odioso quanto più rende inevitabile quella violenza» (Baldissarra).

The Forgotten Front è dunque attento a valorizzare in maniera convincente la Resistenza come grande movimento sociale e politico, come sforzo collettivo e soprattutto organizzativo che funziona non solo da banco di prova delle relazioni possibili tra le diverse anime dell’antifascismo italiano, ma anche da laboratorio di nuove forme di convivenza politica. La «presa di possesso del concreto» (Pintor) che sollecita la presa delle armi è il punto di svolta per una generazione di donne e di uomini giovani o giovanissimi che forza lo stesso antifascismo a uscire dalle strettoie del formalismo impotente o della cospirazione e tenta di rinnovare radicalmente il quadro degli schieramenti, la visione dei rapporti e delle gerarchie sociali. Un’esperienza fin da subito legata al timore che, finita la guerra, le forze politiche potessero tradire il portato di quell’intensa stagione di domande e di sperimentazione e che, come scrive Giovanni Battista Palmieri nella lettera del 1945 che chiude il film, «questa nostra libertà si disperda nei compromessi e nelle lotte politiche non sempre pulite». Soglia e Stanzani si soffermano sulla Resistenza delle donne, per le quali essere partigiane non è solamente l’atto di coraggio della staffetta, ma l’assunzione altrettanto traumatica dell’opzione delle armi – «non meno degli uomini giustiziavano i traditori, senza sadismo e senza leggerezza» – che costituisce anche un’esperienza unica di politicizzazione, di liberazione e di lotte sociali, resa in modo efficace attraverso una selezione di immagini e di voci. The Forgotten Front aggiorna la produzione documentaristica sulla Resistenza, attraverso soluzioni narrative efficaci e supportate da un rigoroso lavoro di ricerca. Dimostra così che è ancora tanto il materiale audiovisivo da portare alla luce e capace di dar conto di sguardi specifici. Prodotto con la collaborazione e l’associazione di vari enti e istituzioni cittadini, tra cui la Cineteca di Bologna, il lavoro d’archivio ha contribuito a digitalizzare e rendere disponibili a storici e spettatori materiale finora inedito o mai utilizzato, tra cui le riprese amatoriali di Edo Ansaloni degli attacchi aerei e del processo e dell’esecuzione di Renato Tartarotti. Il documentario è stato trasmesso per la prima volta al grande pubblico tra il 21 e il 25 aprile del 2020, in occasione del 75° anniversario della Liberazione di Bologna, in streaming sulla piattaforma mymovies a causa delle restrizioni dovute al coronavirus. Promosso allo stesso tempo da una campagna mediatica e pubblicitaria e da incontri pubblici che hanno coinvolto tutti gli aderenti al progetto, The Forgotten Front ha in un certo senso inaugurato le nuove forme di promozione e di distribuzione dell’audiovisivo in tempo di pandemia. È significativo che sia stato un documentario storico ad avere questo ruolo, a dimostrazione che l’originalità registica e narrativa, la qualità della ricerca documentaria e d’archivio ancora consentono una narrazione pubblica della storia che non sia solamente intrattenimento o “narrazione di memorie”. Senza troppi ammiccamenti agli spettatori della grande distribuzione né forzature “pedagogiche”, infatti, The Forgotten Front utilizza gli strumenti fotografici e visuali per seguire tracce originali dentro il racconto della Resistenza e tenere lo sguardo sull’intreccio dell’esperienza individuale e collettiva, riuscendo così ad interpellare nuovamente il passato per il tempo presente.

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