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Fondazione ovvero alla ricerca del passato futuro

Di Stefano Cavazza (Università di Bologna)

Una giovane con grandi doti matematiche, Gaal Dornick, nata in un pianeta che ha bandito la scienza, parte per il centro dell’impero, il pianeta Trantor. Là riceverà un premio per aver risolto un problema matematico e incontrerà Hari Seldon, inventore di una nuova disciplina la psicostoriografia. Così si apre Fondazione la serie di AppleTV tratta da uno dei più famosi romanzi di fantascienza, Foundation, in Italia noto anche come Cronache delle Galassia. L’autore, Isaac Asimov, era un biochimico che accompagnava le ricerche scientifiche con una fortunata attività di scrittore di romanzi di fantascienza di grande successo.   Il primo volume raccolse e unificò una serie di saggi apparsi sulla rivista «Astounding Science-Fiction» a partire dal 1942 quando vide la luce Psychohistorians, un racconto dedicato alla nuova disciplina. Nel romanzo e nella serie Seldon, grazie ad una matematica avanzata, che mette insieme fattori sociologici e politici, riesce a prevedere la futura evoluzione della storia e per questo finisce sotto processo preannunciando il futuro crollo dell’impero galattico. L’esilio di Seldon gli consente però anche di avviare il progetto di una Fondazione che preservi la memoria del passato in modo favorire la ripresa dopo il crollo. Una grande e misteriosa volta si rivela come il luogo in cui la figura di Seldon, immagazzinata nella memoria della volta, ad intervalli appare per dare senso agli accadimenti grazie alle capacità predittive della psicostoria, fintantochè un evento imprevisto, la comparsa di un mutante, non sembra sconvolgere le previsioni.

Grande affresco di declino e rinascita di una civiltà galattica evolutasi da un’unica specie, il romanzo Fondazioni risente dell’influenza dello storico Edward Gibbon e della sua opera sul declino dell’impero romano come lo stesso Asimov, in varie occasioni, ebbe modo di confermare. L’opera è anche segnata da una forte fede nella conoscenza e nel suo legame con il progresso. In un passaggio del romanzo e della serie due personaggi si interrogano sulle origini della specie umana se provenga da Arturo o dal pianeta terra. Nel romanzo però in questa discussione si formula la domanda sul perché l’interlocutore non vada direttamente sul posto per esaminare i resti archeologici. La risposta data è che non ha senso a studiare sul campo ciò che altri autori hanno già fatto e basta confrontare i libri presenti nella biblioteca, una risposta che viene considerata una conferma del declino dell’impero galattico in cui si è persa la voglia della ricerca sperimentale[1].

Dietro al grande affresco di Asimov molti hanno visto una pessimistica visione della natura umana, una concezione che l’autore – in una intervista degli anni Ottanta – non ha negato completamente, sottolineando però nello stesso tempo, come l’obiettivo fosse mettere al centro della sua storia il conflitto tra volontà umana e determinismo attraverso l’espediente narrativo della Psicostoria[2]. Quest’ultima è stata spesso vista come la versione narrativa della riflessione epistemologica sulle possibilità predittive della storia. Nello stesso anno di uscita di Psyhistorians, vide la luce un famoso articolo dell’epistemologo Carl Gustav Hempel, esponente del neopositivismo logico[3]. Nel saggio l’epistemologo sostiene che la storia è spiegabile – non diversamente dalla fisica – attraverso leggi generali. In base a questo modello un evento è sempre la conseguenza di una serie di cause A1, A2.. An e la correlazione tra evento e N-cause è fissata in una legge generale. Ciò significa che al riproporsi delle stesse cause anche in futuro l’evento è destinato a riprodursi. Anche se Asimov ha sempre minimizzato le implicazioni epistemologiche della sua psicostoria, che, come si è visto, fu declassata ad espediente narrativo, non si può escludere che per la formazione da scienziato di Asimov l’idea di applicare modelli predittivi alla storia potesse essere attraente di per sé e in effetti si è sviluppata una discussione sulle sue possibili fonti[4].

Per le scienze sociali la predizione del futuro è stato un obiettivo da perseguire anche se va detto che lo stesso Hempel aveva modificato in seguito la sua teoria ritenendo la storia soggetta a leggi probabilistiche, che dati certi fattori rendevano probabile il realizzarsi di un evento. Tuttavia, l’ipotesi di poter matematizzare il futuro non è verto scomparsa dall’orizzonte[5]. L’uso delle analisi basate su data mining e Big Data sembra prefigurare la possibilità di una capacità predittiva dei comportamenti dei consumatori o degli elettori che certamente continua a basarsi su valutazioni di tipo probabilistico. Ma gli storici pensano al futuro? In genere gli storici sono sempre stati più cauti di altri scienziati sociali sulla possibilità di predire il futuro basandosi sulla storia come del resto sono stati cauti, anche quando si sono allontanati da un’impostazione rigorosamente ideografica, nell’uso delle generalizzazioni sempre ancorate al contesto storico o per dirla con John Gaddis “generalizzazioni particolari”[6]. Tuttavia, lo studio della storia ha sempre come obiettivo di comprendere il passato per meglio capire il presente e indirettamente per fornire indicazioni per l’evoluzione futura. Ma, più che di previsioni sarebbe il caso di parlare di scenari possibili, il cui limite risiede nella consapevolezza prima di tutto che la stessa condivisione delle previsioni può modificare i comportamenti degli attori e in secondo luogo che eventi imprevisti o le modalità di accadimento degli eventi possono alterarne l’evoluzione prevista. La possibilità di sviluppare epidemie era contemplata nel dibattito pubblico, ma lo scoppio della Pandemia ci ha colto impreparati. come la nascita di un mutante sembra mettere a rischio il cammino previsto da Seldon, così l’evoluzione delle sue molteplici variabili allontana la storia dalla via della previsione deterministica per lasciarle semmai la possibilità di suggerire scenari possibili, ma sempre passibili di variazioni significative.


[1] I. Asimov, Fondazione. Il ciclo completo, Milano, Mondadori, 2021, p.  552.

[2] E. G. Ingersoll, I. Asimov, G. Fitz Gerald, J. Wolf, J. Duberman and R. Philmus, A Conversation with Isaac Asimov, in «Science Fiction Studies», 14 (1987), pp. 68-77.

[3] C.G. Hempel, The Function of General Laws in History, in «The Journal of Philosophy», 39 (1942), pp. 35–48.

[4] D. LaBounty, The origins of inspiration: Winwood Reade’s role in the foundation of Isaac Asimov’s psychohistory, in «Extrapolation», 39 (1998), pp. 364-372.

[5] L. Cajani, Il ritorno di Hari Seldon : dalla psicostoriografia alla cliodinamica, in «Historia Magistra » 19 (2015), pp.96-104.

[6] J. L. Gaddis, The Landscape of History. How Historians Map the Past, Oxford, Oxford University Press, 2002, p. 66.

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